Il giorno di San Valentino ho postato sul mio blog una breve satira amorosa tra me e Larry, l’uccellino blu di Twitter. A seguito del post, giudicato da alcuni lettori “ambiguo”, mi è stato, saggiamente, consigliato di leggere il libro: “Le ho mai raccontato del vento del Nord” di Daniel Glattauer. Detto, pardon scritto, fatto.
Esistono innumerevoli recensioni di questo libro. Quindi evito di ripetere ovvietà su trama e personaggi di quest’opera che è diventato un cult sulle relazioni virtuali.
La lettura delle email, che i protagonisti si scambiano, e che costituiscono, da sole, l’intero libro, ha sprigionato, in me, intense riflessioni.
L’opera è impregnata, dall’inizio alla fine, della mia ossessione: il potere delle parole.
La relazione tra Emmi e Leo nasce, si sviluppa e muore attraverso la scrittura. Linguistica, filologia e psicologia s’incastrano in un ingranaggio che a volte i protagonisti ingrippano per il gusto di rimetterlo in funzione subito dopo.
«La dimensione è puramente virtuale: come può nascere una relazione tra due persone che non si sono mai viste, annusate, sfiorate?»
a. Potrebbe esser una forma di amore puro e assoluto, asessuato?
b. Potrebbe esser l’incapacità di amare nella realtà?
c. Potrebbe esser una necessità di fuga dalla quotidianità?
d. Potrebbe esser la forma di un egoismo, talmente forte, da tentare di creare l’amante perfetto, con l’immaginazione, attraverso la scrittura?
Un anno di parole al centro dell’impalpabile, del non visibile, del silenzio. Una vocale che cambia l’inizio ed anche il finale della storia. Sempre presente: il potere delle parole… Una donna ed un uomo che non si sono mai visti, né incontrati, che si danno del “lei”, ma che si conoscono meglio di chiunque altro, reale, che hanno, invece, accanto. Decideranno di ascoltarsi e d’incontrarsi: ma come? E lo faranno veramente?
Il libro è stato scritto nel 2006: dieci anni fa. C’è una sostanziale differenza tecnologica avvenuta nel frattempo: le email, utilizzate dai protagonisti, consentono una lettura e una scrittura ragionate. Le chat odierne non permettono questa riflessione. I messaggi sono immediati, impulsivi e quindi maggiormente soggetti ad equivoci e fraintendimenti. La dimensione invece, se non si decide di uscirne, resta sempre la stessa: quella virtuale. Reale o virtuale: è misterioso come due anime si cerchino ed abbiano desiderio l’una dell’altra solo attraverso le parole. Il fatto di non conoscersi realmente fornisce, alla relazione, un connotato fortemente intellettuale, anche se a volte traspare un desiderio fisico che sembra esser ancor più impellente che nella vita reale. Il fantasticare su come potrebbe essere, per Emmi, è talmente intrigante e sublime; da voler negare prima e rimandare, in seguito, il possibile incontro con Leo, seppur lo desideri, irrazionalmente, anche lei, forse più di lui.
Troppe domande nel mio post? Ecco l’ultima.
« Una relazione virtuale è il tentativo di non sporcare l’immaginazione con la realtà o più semplicemente, la paura di soffrire, ancora, davvero?»
Grazie Cristina della tua email che è già un articolo a sé, bello, vero.
Grazie tra l’altro pure perché mi permetti una pausa in mezzo a una serie di post in cui impegno e testimonianze di dolore si alternavano togliendo un po’ il fiato.
Non che qui non ci sia passione e possibile sofferenza, come carne, sudore, sesso e lacrime tutt’altro che virtuali. Ma è un’altra sfera, più piacevole, che ci avvolge tutti appunto nella ricerca del piacere.
Proprio oggi ci troviamo a pubblicare i dati di uno studio europeo che regala all’Italia il record europeo dei tradimenti, parlando anche di quelli online, e, soprattutto, il bel post di Elisabetta Ambrosi: E se l’amante servisse soprattutto per parlare?
Io non ho risposte sicure alle tue domande, Cristina. Cito solo questi due esempi che mi aiutano a pensare.
E propendo alla fine per il titolo della tua email: una relazione virtuale è forse davvero il tentativo di non sporcare l’immaginazione con la realtà. Pur con tutta quella concretezza di desiderio che si può raggiungere nel virtuale, e che forse nelle chat si esprime più viva che nelle email da abbondante rilettura (a volte). E’ la quotidianità degli amori a far paura, a sporcare a volte davvero tutto.
Adorando il bacio tra gli amanti di Magritte che ci è entrato per forza nella mente guardandolo.
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